
Sempre più la dispersione e l’accumulo di prodotti plastici nell’ambiente sono il principale fattore di inquinamento di aria, suolo, fiumi, laghi ed oceani e causa del deterioramento degli habitat di fauna e flora presenti.
Al fine di ridurre gli effetti dannosi dei rifiuti plastici non dismessi negli anni sono state promosse politiche di riduzione e riciclo di questi materiali, ma a tutt’oggi la situazione rimane allarmante, Oramai la plastica o la microplastica sono arrivati in ogni angolo del globo e non solo in senso metaforico. Anche l’isola di Henderson, sperduta nell’Oceano Pacifico, è ricoperta da tonnellate di plastica. Nonostante i 5.000 Km che la separano dal più vicino centro abitato dall’uomo, l’isola risulta essere tra le più contaminate del Pianeta.
La plastica oggi è tra i più diffusi inquinanti dell’ambiente. Il mare in particolar modo sta vivendo una situazione critica ne sono testimonianza le cosiddette isole di plastica nel Pacifico. Non è un caso, che se filtrassimo tutte le acqua salate del mondo, scopriremmo che ogni chilometro quadrato di essa contiene circa 46.000 micro particelle di plastica in sospensione. Nonostante questi dati preoccupanti, non si è arrestata la produzione di plastica nel mondo, anzi la produzione mondiale di resine e fibre plastiche è scresciuta dai 2 milioni di tonnellate del 1950 agli oltre 380 milioni del 2016. La plastica è infatti il prodotto sintetico a più lunga conservazione, si degrada completamente solo in centinaia di anni. E’ logico quindi che, se non smaltita o riciclata correttamente, finisca nell’ambiente favorendo l’alterazione di ecosistemi troppo delicati. Purtroppo in questi anni di crescente domanda, solo il 20% della plastica prodotta è stato riciclato o smaltito. Tutto il resto si è accumulato come scarto a terra e in acqua.
E’ entrata a tal punto nella nostra quotidianità che risulta difficile pensare ad un oggetto che non contenga polimeri, anche in minima parte. Ad esempio qualcuno si è mai posto la domanda sul peso ambientale delle cannucce di plastica?
Qualsiasi oggetto di plastica anche il più minuscolo se non riciclato ha un grande impatto ambientale e il discorso vale anche per le simpatiche e colorate cannucce. I danni causati sono molto gravi e ancora oggi continuano ad essere utilizzate in enormi quantità, si pensi che una nota catena internazionale di Fast Food ha dichiarato che ogni giorno i suoi clienti utilizzano circa 60milioni di cannucce. Molto probabilmente non tutti sapranno che la produzione di questi piccoli oggetti si basa sul petrolio (una risorsa non rinnovabile), la cui estrazione e lavorazione provoca conseguenze disastrose per l’ambiente. Non è un caso che il 90% di uccelli marini, balene, delfini e tartarughe abbia ingerito plastica tra cui spesso cannucce.
Secondo una nuova ricerca giunta dall’Università delle Hawaii l’inquinamento da plastica contribuisce ai cambiamenti climatici. I rifiuti plastici dispersi nell’ambiente e nelle acqua contribuiscono all’effetto serra e quindi al riscaldamento globale. Questo materiale degradandosi emette in particolare due gas serra, l’etilene e il metano. Il polimero più prolifero in termini di produzione di gas serra è il polietilene utilizzato per una miriade di prodotti di largo consumo e di conseguenza anche il rifiuto plastico più diffuso nell’ambiente.
Per la preoccupante situazione in questione e per la sostenibilità del nostro Pianeta, la Commissione Europea ha deciso di compiere un concreto passo in avanti contro l’inquinamento da plastica, proponendo una serie di nuove norme che vanno a colpire dieci dei prodotti monouso più diffusi. Tra gli oggetti saranno completamente vietati le posate, i piatti, i cotton fioc, le cannucce, gli agitatori per bevande e i bastoncini per palloncini tutti considerati tra le principali minacce per l’ambiente.
A.I.
Fonte: www.lifegate.it, anteritalia.org, ec.europa.eu
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